Un nome per tre cose diverse, eppure hanno qualcosa in comune.
Partiamo dall’origine del nome.
Molto probabilmente il nome Stracciatella ha origini gastronomiche romane, relativamente antiche, riportate anche da Pellegrino Artusi nella sua opera “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” e si riferisce all’aspetto stracciato che risulta dall’unire ingredienti di diversa temperatura.
Questo processo lo troviamo sia per la famosa minestra romana sia per il gelato.
La minestra romana consiste in un brodo di carne con formaggio e delle uova, che una volta immerse nel brodo caldo e mescolati diventano tanti “straccetti”.
Il gelato
L’invenzione del gusto stracciatella risale al 1961 quando un appassionato di cucina e pasticceria, Enrico Panattoni, inserì del cioccolato fondente caldo nel processo di mantecazione del fiordilatte.
In questo caso è il cioccolato che assume l’aspetto di tanti straccetti. Anche in questo caso ritroviamo l’intervento della differenza di temperatura.
Il latticino pugliese.
La stracciatella è il cuore della burrata, nata come rielaborazione degli “scarti” è diventato oggi uno dei formaggi più apprezzati a livello mondiale.
In questo caso gli straccetti sono ottenuti dallo sfilacciamento di “corde” di mozzarella fiordilatte, poi amalgamati con la panna.
La burrata è una sfera di mozzarella che contiene la stracciatella.
La stracciatella essendo “sfusa” ha una maggiore versatilità di utilizzo in cucina, in quanto può essere messa in piccole dosi, per esempio su una tipica frisella pugliese financo a condire pasta, pizza, ripieni etc.
La nostra stracciatella è realizzata secondo il metodo tradizionale pugliese.
Da qualche tempo abbiamo anche la versione Frozen, realizzata con un particolare metodo di lavorazione che evita la cristalizzazione della panna. (cosa che accadrebbe se provaste a fare a casa).
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